COP27 Round-Up: Negoziati internazionali sul clima e settore immobiliare

A cura di: Jillian Giberson, Senior Policy Analyst, Longevity Partners

 

Sintesi: Nonostante le controversie, gli ostacoli e le tensioni geopolitiche, dai negoziati della COP27 è emerso almeno un punto di accordo internazionale: siamo entrati in un decennio critico per l’azione sul clima. In breve, ora o mai più.

 

La ventisettesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite è stata annunciata come la “COP di attuazione”, con un’attenzione particolare ai finanziamenti per il clima, alle perdite e ai danni e al “bilancio globale” delle azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi di Parigi. È stata in grado di svolgere questo ruolo critico?

 

Certo, la COP27, tenutasi a Sharm El-Sheikh, in Egitto, ha affrontato una battaglia in salita fin dall’inizio. La guerra in corso in Ucraina, la conseguente crisi energetica globale e le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina hanno messo a rischio la possibilità di compiere progressi nei negoziati.

 

Inoltre, con le condizioni economiche che hanno portato alcuni a prevedere una prossima recessione globale, la questione del ruolo dei finanziamenti privati nell’azione per il clima è stata oggetto di nuove speculazioni. Laddove l’azione dei governi è bloccata, il capitale privato può e deve colmare il vuoto. Ciò è particolarmente vero per il settore degli investimenti immobiliari, dove i gestori di patrimoni e i proprietari sono in prima linea nel favorire edifici resilienti e responsabili dal punto di vista ambientale.

 

Quali sono stati dunque i risultati della COP27, o la loro mancanza? E cosa significano per gli attori finanziari privati, soprattutto nel settore immobiliare?

 

Perdite e danni

Una delle priorità principali della Presidenza egiziana è stata raggiunta nell’ultimo giorno della conferenza ovvero un accordo sulle “perdite e i danni” per fornire finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo. Affrontare gli effetti del riscaldamento globale sulle nazioni più vulnerabili del mondo è stata a lungo una conversazione controversa, con gli impatti della crisi climatica spesso avvertiti più duramente dalle comunità meno responsabili dell’aumento delle emissioni di gas serra. I Paesi sviluppati, tuttavia, hanno storicamente opposto resistenza a questa visione. L’istituzione di un fondo specifico per aiutare i Paesi in via di sviluppo a riprendersi dai disastri climatici e la creazione di un “comitato di transizione” per sostenere l’operatività di questo fondo rappresentano quindi un importante passo avanti.

 

Incluso nel Piano di attuazione di Sharm el-Sheikh, la gestione di questo fondo per le perdite e i danni richiederà una cooperazione finanziaria senza precedenti tra governi, banche centrali e attori finanziari. Si stima che la trasformazione complessiva dell’economia globale in un sistema sostenibile e a basse emissioni di carbonio costerà almeno 4-6.000 miliardi di dollari all’anno; una somma non da poco, soprattutto se si considera che i Paesi sviluppati non sono riusciti a mobilitare i 100 miliardi di dollari all’anno concordati entro il 2020 per il finanziamento del clima. In poche parole, il raggiungimento di questi obiettivi sarebbe impossibile senza finanziamenti privati.

 

L’accordo sulle perdite e i danni dovrebbe rappresentare un’opportunità significativa per gli attori privati. Ora più che mai, gli investimenti in infrastrutture, tecnologie e opere resistenti al clima non sono solo necessari, ma offrono opportunità senza precedenti per gli investitori privati, soprattutto nel settore immobiliare.

 

Building to COP Coalition

Un esempio lampante del crescente coinvolgimento del settore immobiliare è la Building to COP Coalition, un gruppo di organizzazioni lanciato alla COP26 e che lavora per la sostenibilità dell’ambiente costruito con partnership di imprese e investitori in tutto il mondo.

 

La maggior attenzione sull’ambiente costruito da parte della Coalizione stessa, così come i 2030 Breakthrough Outcomes for the Built Environment e Race to Zero, segnalano un movimento sostanziale nel mercato. Insieme all’aumento delle normative e degli standard edilizi sostenibili, il messaggio per il settore immobiliare è chiaro: investire nella resilienza climatica e nelle soluzioni climatiche o rimanere indietro.

 

Per alcuni investitori, ciò significa guardare a mercati nuovi ed emergenti. La domanda di edifici resilienti al clima continuerà a crescere, soprattutto con la mobilitazione di capitali pubblici attraverso iniziative come il fondo per le perdite e i danni.

 

Per altri investitori, ciò incoraggia a valutare le attività e le strategie esistenti nei mercati più consolidati. Continueremo a vedere sviluppi sostanziali nelle normative sull’edilizia sostenibile, negli standard di efficienza energetica e nei requisiti per i materiali e i processi di costruzione a basse emissioni di carbonio. I requisiti di divulgazione delle emissioni di carbonio incorporate in Svezia, gli standard minimi di efficienza energetica in Francia e le normative sulla finanza sostenibile nell’UE e nel Regno Unito sono solo alcune delle azioni intraprese dai Paesi per rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. Implementare ora strategie di investimento responsabili e sostenibili proteggerà dal rischio di incagli e garantirà opportunità in un mercato in continua crescita.

 

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