7 Gennaio 2022
Il 15 dicembre 2021 la Commissione Europea ha pubblicato la sua proposta di revisione dell’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD). L’obiettivo primario della revisione è allineare questa essenziale regolamentazione con l’obiettivo europeo di ridurre del 50% le emissioni di gas serra entro il 2030. La proposta trasforma in azione legislativa la Strategia Renovation Wave dell’ottobre 2020, introducendo nuovi standard di prestazione energetica per gli edifici con indicazioni sulle soglie minime di prestazione energetica e sulle nuove costruzioni.
Ristrutturazione di edifici a basse prestazioni energetiche
La proposta si concentra sugli edifici con le prestazioni peggiori e si propone di dare priorità alle ristrutturazioni economicamente più convenienti, contribuendo ad alleviare la precarietà energetica.
Inoltre, fornisce una definizione del Certificato di prestazione energetica di alta qualità (EPC, Energy Performance Certificate) e un approccio armonizzato ai livelli EPC. Un punteggio EPC “G”, il livello inferiore, ora indica che l’edificio rientra nel 15% meno performante del parco immobiliare dello Stato membro. All’altra estremità della scala, un EPC “A” indica un edificio “net zero”.
I nuovi standard richiedono che gli edifici pubblici e non residenziali raggiungano il livello EPC “F” entro il 2027, inasprito all’EPC “E” entro il 2030, mentre tutti gli edifici residenziali devono ottenere l’EPC “F” entro il 2030 e l’EPC “E” entro il 2033.
La nuova direttiva vincola inoltre gli Stati membri a pubblicare i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici entro il 2025. Tali piani dovranno definire la strategia per raggiungere l’azzeramento delle emissioni del parco immobiliare entro il 2050 e per eliminare gradualmente i combustibili fossili dagli impianti di riscaldamento e condizionamento entro il 2040.
Tutti i nuovi edifici dovranno essere “net zero” entro il 2030
Secondo la recente proposta, tutte le nuove costruzioni dovranno azzerare le emissioni (raggiungendo il livello EPC “A”) entro il 2030. In sostanza, questo significa che tutto il consumo energetico locale dovrà essere alimentato con energie rinnovabili, laddove tecnicamente fattibile.
La Commissione ha dato la priorità all’eliminazione graduale dei sistemi di riscaldamento alimentati a combustibili fossili nei nuovi edifici e ha proposto di cessare il sostegno finanziario pubblico per l’installazione di caldaie a combustibili fossili entro il 2027. Riconoscendo i diversi livelli di dipendenza dai sistemi con caldaie a gas negli Stati membri, l’UE non stabilisce un divieto a livello europeo, ma fornisce ai Paesi membri la base giuridica per mettere al bando l’uso di combustibili fossili negli edifici.
Inoltre, le nuove costruzioni dovranno dichiarare nell’EPC il proprio potenziale di riscaldamento globale sulla base dell’Analisi del ciclo di vita dei materiali da costruzione. Tuttavia, la proposta ha ricevute critiche in quanto non sono stati fissati limiti alle emissioni del ciclo di vita. Dato che le emissioni derivanti dai periodi in cui un edificio non è utilizzato hanno un impatto noto, è prevedibile che nel prossimo futuro venga fissato un tetto massimo alle emissioni di carbonio per l’intero ciclo di vita delle nuove costruzioni.
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La proposta della Commissione passerà ora all’iter legislativo dell’UE in vista dell’adozione entro i prossimi 2 anni. Gli Stati membri saranno poi tenuti a recepire le misure nell’ordinamento nazionale.
Gli esperti di Longevity Partners stanno monitorando da vicino i trend del quadro strategico dell’UE sulla prestazione energetica degli edifici. Il nostro team può supportarvi nella valutazione delle implicazioni specifiche che questi sviluppi possono avere sulle vostre attività.