Le recenti ondate di calore richiamano la dovuta attenzione sulla necessità di adattare gli edifici all’aumento delle temperature  

Kitty Greenwood, Senior Climate Analyst

La recente ondata di caldo nel Regno Unito, che ha battuto il record di temperature raggiungendo i 40,3⁰C il 19 luglio, ha fatto riflettere molti su come sarà una tipica estate in un clima sempre più caldo. In un recente studio, il World Weather Attribution Service ha affermato che il cambiamento climatico antropogenico ha fatto sì che l’ondata di calore sia stata 4°C più calda e 10 volte più probabile¹ di quanto sarebbe stata in genere. Nelle settimane successive si sono verificate altre condizioni meteorologiche senza precedenti, aggravate dall’ondata di calore: gli incendi si sono diffusi in tutto il Paese, l’Agenzia per l’ambiente del Regno Unito ha dichiarato la siccità con un luglio piu’ secco dopo il 1935, secondo il Met Office, per la quale sono state vietatte le irrigazioni e le alluvioni lampo hanno colpito aree dell’Inghilterra meridionale. Questo tempo ha evidenziato  come i nostri sistemi attuali, in particolare gli edifici, non siano costruiti per resistere a tali condizioni estreme. Si continuano a costruire nuovi edifici che non soddisfano i requisiti degli estremi meteorologici previsti dai modelli climatici, poiché i regolamenti edilizi non sono al passo con la scienza. Dal 2016 in Inghilterra sono state costruite oltre 570.000 nuove abitazioni che non sono in grado di resistere alle temperature future previste². Gli edifici del Regno Unito sono tipicamente costruiti per trattenere il calore, non per tenerlo fuori, quindi è imperativo stabilire nuovi standard che considerino l’impatto dei cambiamenti climatici nella posizione di un edificio all’interno dei progetti edilizi. Inoltre, si stima che l’80% degli edifici esistenti nel Regno Unito sarà ancora in uso entro il 2050, con elementi progettati sulla base di dati climatici storici ormai obsoleti, che dovranno quindi essere adattati con misure di resilienza climatica per ridurne la vulnerabilità.

Quando pensiamo ai rischi climatici, dobbiamo considerare non solo i rischi fisici in sé, ma anche i rischi di transizione e i rischi sociali. I rischi sociali sono interconnessi con i rischi climatici in relazione alle garanzie di salute e sicurezza e alle misure di benessere e comfort che possono essere attuate contemporaneamente alle misure di adattamento al clima.

I rischi di transizione riguardano i rischi legati al passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, che possono derivare da numerosi fattori, da politiche e normative sempre più severe per gli standard edilizi, che possono comportare sanzioni finanziarie se non vengono rispettate, a rischi di mercato, come l’aumento del costo del carbonio, e a rischi reputazionali, poiché investitori e consumatori richiedono alle aziende un certo standard di gestione del rischio climatico. Gli edifici resilienti al clima, quindi, non devono solo adattarsi a resistere ai rischi, ma devono anche lavorare attivamente per ridurre le emissioni di gas serra. Le misure di adattamento e mitigazione dovrebbero essere perseguite contemporaneamente. 

Tuttavia, il Comitato per il Cambiamento Climatico (CCC) ha notato che, mentre il Regno Unito sta facendo progressi costanti nella riduzione delle emissioni, l’adattamento rimane sotto finanziato e spesso ignorato³. Inoltre, le misure di adattamento su cui si sta investendo non coprono tutti i potenziali rischi a cui gli edifici sono esposti. Le difese contro le inondazioni stanno ricevendo investimenti significativi, con 5,2 miliardi di sterline stanziati per le inondazioni e l’erosione costiera tra il 2021 e il 2027, ma lo stress da calore, la siccità e gli incendi rimangono ampiamente trascurati dal governo o sono coperti solo parzialmente. Ad esempio, le norme edilizie approvate a giugno per prevenire il surriscaldamento si applicano solo ai nuovi edifici residenziali⁴, il che significa che gli edifici esistenti e quelli non residenziali ricevono un sostegno minimo.

L’aumento delle temperature non è un problema solo del Regno Unito. In tutto il mondo, i Paesi hanno sperimentato un clima senza precedenti, dalle recenti ondate di calore a Shanghai, Tokyo, in Cina e in gran parte dell’Europa, agli incendi selvaggi che sis ono manifestati in Francia, Spagna, Grecia e Germania. 

 

Quindi, cosa si può fare per ridurre l’impatto delle ondate di calore? 

Quando si tratta di raffreddare gli edifici, l’aria condizionata è la soluzione più ovvia. Tuttavia, l’aria condizionata può, ironia della sorte, aggravare il riscaldamento locale e globale, per cui è indispensabile ricorrere a tecnologie di raffreddamento alternative, ove possibile. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’aria condizionata rappresenta oggi quasi un decimo della domanda globale di elettricità e si prevede che raggiungerà il 37% entro il 2050⁵. Anche se l’utilizzo di elettricità a basse emissioni di carbonio sarebbe una soluzione semplice, è probabile che non vedremo reti elettriche al 100% a basse emissioni di carbonio per diversi anni. Le unità di condizionamento dell’aria utilizzano in genere un refrigerante HFC, che è un gas a effetto serra migliaia di volte più potente dell’anidride carbonica. Pertanto, aumentando l’uso dell’aria condizionata, aumenteranno le emissioni e quindi il riscaldamento globale: un circolo vizioso. Inoltre, i condizionatori d’aria funzionano rimuovendo il calore da un edificio e pompandolo all’esterno, il che può aumentare la temperatura dell’ambiente locale e aggravare l’effetto isola di calore urbana (l’effetto di aree urbane maggiormente riscaldate come risposta di alcuni materiali come il cemento e il catrame che assorbono e trattengono il calore del sole). Al posto dell’aria condizionata, si possono adottare molte misure più efficaci per il raffreddamento degli edifici.

La progettazione passiva consiste nell’utilizzare l’orientamento, l’ombreggiatura e la ventilazione naturale di un edificio per fornire raffreddamento. Sebbene gli elementi di ombreggiatura esterna, come tettoie e persiane, siano efficaci per tenere lontani i raggi solari in alcuni ambienti, possono rappresentare una sfida nei climi più ventosi. Tuttavia, la ventilazione naturale e il posizionamento delle finestre per garantire un flusso di vento passante possono trarre vantaggio da tali climi. L’orientamento e la riduzione del numero di finestre rivolte a sud ridurranno la penetrazione dei raggi solari all’interno e aumenteranno la massa termica dell’edificio.

L’aumento delle vetrate sta diventando un elemento popolare per migliorare la luce naturale e la vista che, se da un lato è noto per incrementare il benessere e la produttività, dall’altro può rappresentare un problema di surriscaldamento. Tuttavia, potenziando l’isolamento del vetro e assicurando che le finestre abbiano un valore g sufficiente (il valore che esprime la capacità del vetro di trasmettere il calore del sole) si può alleviare questo problema.

Anche i materiali da costruzione influenzano il guadagno di calore: i materiali densi come la pietra e il calcestruzzo offrono una buona conducibilità termica, uno sfasamento termico (trasmissione lenta del calore) e un’elevata capacità termica volumetrica. Tuttavia, l’aumento dell’uso del calcestruzzo dovrebbe essere scoraggiato per ridurre al minimo l’impatto del embodied carbon. Le case possono anche guardare all’isolamento termico misurato dal valore u (la misura della velocità di trasferimento del calore attraverso una struttura). Inoltre, anche il colore dell’edificio può influire sul calore assorbito da un edificio: le facciate di colore più chiaro sono in grado di riflettere meglio la luce solare e ridurre l’assorbimento di calore. Uno studio del Berkeley Lab ha rilevato che un tetto di colore freddo, in grado di riflettere il 35% della luce solare, può mantenere il tetto fino a 12⁰C più fresco rispetto a un tetto scuro tradizionale, che riflette solo il 20% della luce solare. Il calore riflesso dal tetto riduce così il calore dell’edificio interno e dell’aria circostante. Inoltre, un tetto bianco pulito in grado di riflettere fino all’80% della luce solare (il 60% in più rispetto a un tetto grigio tradizionale) è risultato in grado di raffreddare il tetto di 31⁰C⁶. 

L’infrastruttura verde è anche una misura efficace per ridurre la temperatura attraverso l’ombreggiatura e l’evapotraspirazione, rimuovendo il calore dall’aria. I tetti verdi generano questo effetto isolante; quando l’acqua evapora nell’atmosfera, ha un effetto di raffreddamento sull’ambiente circostante grazie all’energia consumata nel processo, che viene estratta dall’aria circostante sotto forma di calore. Questo è efficace anche nei parchi, nelle strade e nei sentieri alberati, che possono raffreddare il microclima urbano. Uno studio condotto da Jonas Schwaab del Politecnico di Zurigo su 293 città europee ha rilevato che le aree coperte da alberi riducono le temperature della superficie terrestre rispetto alle aree circostanti tra gli 8°C e i 12°C nell’Europa centrale e tra gli 0°C e i 4°C nell’Europa meridionale7 . Gli alberi a foglia larga posizionati davanti alle finestre esposte a sud forniscono ombra in estate e luce solare in inverno che permette di riscaldare le abitazioni.

Laddove le strategie di raffreddamento passivo di cui sopra non sono sufficienti e sono necessarie misure di raffreddamento e ventilazione meccanica, le apparecchiature devono essere efficienti dal punto di vista energetico e a basse emissioni di carbonio attraverso fonti rinnovabili o di teleraffreddamento.

Il successo delle misure di adattamento dipende dalla loro multifunzionalità e dalla capacità di creare co-benefici e di evitare aggravamento di altri problemi, come quelli evidenziati in precedenza dalle unità di condizionamento dell’aria. Le soluzioni basate sulla natura, come le infrastrutture verdi, contribuiscono a ridurre il disadattamento, in quanto soluzioni come i tetti e le pareti verdi e l’aumento della vegetazione urbana forniscono anche preziosi servizi ecosistemici. Tali servizi vanno dalla gestione delle acque meteoriche, alla salute e al benessere, alla biodiversità, fino alla produttività grazie all’offerta di panorami e dall’esperienza della natura. Queste misure di adattamento offrono co-benefici per la salute, l’ambiente e l’economia. Il CCC prevede che, in assenza di ulteriori interventi di adattamento, i rischi climatici con un impatto annuale di miliardi di sterline potrebbero triplicare entro il 2080. Inoltre, un rapporto delle Nazioni Unite dell’inizio di quest’anno ha stimato che lo “stress da calore urbano” ridurrebbe la capacità lavorativa di un individuo di circa il 20% nei mesi caldi. Pertanto, i risparmi derivanti dalle misure di adattamento possono andare ben oltre la prevenzione dei danni fisici agli edifici.

 

Come possiamo agire? 

I regolamenti edilizi devono essere migliorati per riflettere i modelli climatici aggiornati e per richiedere progetti che aumentino la resilienza contro i pericoli ad alto rischio in un determinato luogo. Nell’ambito del Green Deal europeo, la Renovation Wave mira a raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi 10 anni, garantendo una maggiore efficienza energetica e delle risorse e una revisione degli standard per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici8 . Tuttavia, l’attesa di tali normative comporterà la costruzione di un numero maggiore di edifici non preparati a resistere ai futuri rischi climatici, con conseguenti inutili costi finanziari dovuti alla necessità di adeguarli in futuro. Gli edifici esistenti trarranno vantaggio dall’agire prima, piuttosto che dopo, per proteggere i propri beni sia dai danni fisici che dalle normative in arrivo. I gestori di patrimoni dovrebbero agire subito.

Il primo passo nella gestione del rischio climatico consiste nel comprendere l’esposizione al rischio di un asset utilizzando molteplici scenari climatici integrati e su orizzonti di breve, medio e lungo termine. Questa è l’analisi più completa per combattere l’incertezza intrinseca dei modelli climatici e per offrire soluzioni a lungo termine affinché gli edifici continuino a funzionare ai livelli richiesti. Ciò si allinea anche ai requisiti di rischio climatico previsti dal TCFD e dal GRESB, nonché alle certificazioni edilizie come il BREEAM. Longevity Partners è in grado di offrire valutazioni del rischio climatico per identificare il rischio nelle aree di impatto fisico, transitorio e sociale, valutare le implicazioni finanziarie e fornire soluzioni in cui le misure di adattamento e mitigazione vanno di pari passo e si rafforzano a vicenda. In qualità di società globale di consulenza multidisciplinare sulla sostenibilità, abbiamo l’opportunità e la responsabilità di supportare i gestori di patrimoni nell’assicurare che gli edifici siano resistenti agli impatti del cambiamento climatico e riducano al minimo l’uso di risorse limitate per essere proattivi nel mitigare il cambiamento climatico.

Si prega di contattare il dipartimento di resilienza climatica di Longevity Partners per i seguenti servizi: 

  • Valutazioni del rischio climatico a livello di portafoglio o di asset, comprese le implicazioni finanziarie e le raccomandazioni per aumentare la resilienza climatica – queste possono essere suddivise in singoli report sui rischi fisici, di transizione e sociali, a seconda delle esigenze.
  • Analisi CRREM, compresa l’identificazione degli anni di incaglio degli asset e le raccomandazioni per la riduzione delle emissioni di carbonio.
  • Creazione di strategie climatiche ed elaborazione di politiche.
  • Analisi delle lacune della TCFD e disclosure per il reporting annuale.

 

 

 

  1. https://www.worldweatherattribution.org/without-human-caused-climate-change-temperatures-of-40c-in-the-uk-would-have-been-extremely-unlikely/
  2. http://www.theccc.org.uk/2022/07/11/key-organisations-failing-to-tackle-threat-of-cascading-climate-risks/;%20www.theccc.org.uk/wp-content/uploads/2021/07/Independent-Assessment-of-UK-Climate-Risk-Advice-to-Govt-for-CCRA3-CCC.pdf
  3. http://www.theccc.org.uk/publication/independent-assessment-of-uk-climate-risk/
  4. https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1057374/ADO.pdf
  5. https://www.iea.org/news/air-conditioning-use-emerges-as-one-of-the-key-drivers-of-global-electricity-demand-growth
  6. https://heatisland.lbl.gov/coolscience/cool-roofs
  7. https://www.nature.com/articles/s41467-021-26768-w 
  8. https://energy.ec.europa.eu/topics/energy-efficiency/energy-efficient-buildings/renovation-wave_en

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