Towards Net Zero: Why the US Industrial Sector is Adopting BREEAM

di Peter Howle, Senior Sustainability and Energy Consultant

Sono due le cifre del cambiamento climatico che ogni professionista immobiliare dovrebbe conoscere: la prima è 11,7 miliardi, la seconda è zero. 11,7 miliardi rappresenta le emissioni annuali di CO2, in tonnellate, derivanti dalla costruzione e dalla gestione degli immobili.  Un dato che mostra pochi segnali di diminuzione, nonostante la sensibilizzazione alle tematiche ambientali sia ai massimi livelli.  Zero è il valore a cui dobbiamo puntare per impedire una catastrofe. Solo impegnandoci a raggiungere questo obiettivo potremo fermare il riscaldamento globale ed evitare gli effetti più gravi dei cambiamenti climatici, nonché l’esposizione al rischio per il settore immobiliare globale, valutata in 326.500 miliardi di dollari. 

Per riuscirci, occorre capire che il problema è sia sistematico che comportamentale. Complessivamente, nel 2020 gli edifici hanno contribuito per il 37% alle emissioni di CO2 correlate al consumo energetico.[1] Contrastare le emissioni dell’ambiente edificato è un problema senza precedenti quanto a portata e urgenza.  La soluzione, tuttavia, non è semplice,  perché l’equazione “net zero” è inseparabile dal duplice perseguimento della crescita inclusiva e dello sviluppo economico.  Occorre un bilanciamento sapiente e proattivo del rischio nel tempo.  L’alternativa, ossia posticipare la transizione, comporterebbe un rischio economico enormemente maggiore. 

La sfida non deve sorprendere. Raggiungere l’azzeramento delle emissioni significa trasformare in modo radicale il modo in cui le aziende valutano il valore degli immobili.  Richiede di guardare al di là degli indicatori economici tradizionali.  Il compito è complesso e ci obbliga a porci domande specifiche in materia di gestione e prestazioni degli immobili; ad esempio, quali tecnologie implementare per ridurre i livelli delle emissioni rimanendo all’interno del bilancio di carbonio?  E la transizione in che modo influenzerà i mercati e le attività delle imprese?  Cosa rappresenterà per la salute e il benessere dei lavoratori? Quali livelli di investimento richiederà?  E, in sostanza, come è possibile incoraggiare le aziende ad adattare i piani di investimento consolidati?

Sviluppandosi in un panorama politico globale di politiche ambientali e processi decisionali frammentati, il settore immobiliare ha risposto a questa domanda innovando i sistemi di certificazione dell’edilizia sostenibile.  Il raggiungimento della certificazione avvantaggia le aziende, gli stakeholder e gli utenti degli immobili.  Se ben realizzata, la certificazione determina sette ritorni di forte impatto: migliora la salute e il benessere dei dipendenti, riduce il consumo energetico, incentiva i trasporti sostenibili, diminuisce il consumo idrico e la produzione di rifiuti, sviluppa strategie di resilienza, ottimizza i sistemi ecologici e l’utilizzo del territorio e riduce l’inquinamento.  Non sorprende che i ritorni economici offerti dalla certificazione siano significativi.

L’identificazione di un sistema che assicuri la migliore copertura di questi fattori richiede un’attenta valutazione.  E i vari sistemi, guidati dalle esigenze del mercato, sono diversificati.  Tra questi, lo standard BREEAM-In Uso si è imposto come il principale sistema di certificazione globale per l’edilizia sostenibile.[2] Il suo obiettivo è attenuare gli impatti operativi degli immobili esistenti sull’ambiente; è uno standard internazionale adattabile alle esigenze locali e può essere implementato a livello di portafoglio o di singolo asset.  Il programma di certificazione indipendente consente ai clienti di misurare, valutare e ponderare le prestazioni dei propri immobili rispetto alle migliori prassi in modo affidabile, scientifico ed economicamente conveniente.  Al contempo, grazie al processo di ricertificazione, promuove la cultura dei miglioramenti graduali, riducendo ulteriormente il rischio della transizione verso un’economia a zero emissioni.

Sin dalla fondazione di Longevity Partners nel 2015, il settore immobiliare ha iniziato a prendere seriamente in considerazione gli iter verso il miglioramento delle prestazioni ESG (ambientali, sociali e di governance).  Tuttavia, non tutti i comparti registrano progressi uniformi.  Un mercato in cui Longevity Partners sta accelerando la transizione è il settore industriale statunitense. Come osserva Anne Peck, Vice Presidente e Responsabile ESG e Resilienza presso TA Realty, “il settore industriale è storicamente in ritardo nell’implementazione di soluzioni sostenibili, in gran parte a causa dei limiti di un approccio triple net”.  Per la maggior parte degli attori coinvolti, il rischio della transizione è ancora considerato un ostacolo al successo finanziario.  Tuttavia, BREEAM-In Uso, una valutazione basata sui dati e che fornisce indicazioni chiare e quantificabili, può consentire alle aziende di superare questa barriera.  Secondo Anne Peck, “grazie all’orientamento offerto da BREEAM e dalle sue varie risorse, siamo stati in grado migliorare le prestazioni di sostenibilità rispettando i nostri obblighi fiduciari nei confronti degli stakeholder e mantenendo un notevole ritorno sull’investimento per tutti gli asset”.

La gestione proattiva della velocità di cambiamento è la chiave di volta per ridurre i rischi di qualsiasi transizione significativa  e l’azzeramento delle emissioni richiede una previsione accurata dei trend ESG.  Al centro di questo processo, per il settore industriale statunitense, c’è la necessità di dimostrare le possibilità di un continuo miglioramento sostenibile all’interno del mercato.  Breana Wheeler, Direttore operativo USA presso BRE, osserva che “in un momento in cui le società immobiliari possono avvertire una forte pressione a implementare rapidamente le iniziative ESG allo scopo di dimostrarsi impegnate su questo fronte, TA ha adottato un approccio più deliberato e intenzionale per garantire un miglioramento ponderato e significativo di tutti gli asset inclusi in questo progetto”. 

Come risulta chiaro nel settore industriale statunitense, BREEAM-In Uso offre i mezzi per valutare le prestazioni di immobili e portafogli, assicurando uno straordinario controllo ad aziende e stakeholder.  Il meccanismo della certificazione prevede due parti: la prima si concentra sulle prestazioni dell’asset e sul benchmarking dell’edificio, delineando le prassi ottimali e i potenziali margini di miglioramento; la seconda prende in considerazione le prestazioni di gestione, l’analisi comparativa dei processi di gestione degli asset, anche qui definendo le best practice e il potenziale per il raggiungimento di prestazioni ottimali. 

Per il successo dell’implementazione, risultano fondamentali un supporto clienti e una consulenza di prim’ordine.  Con i propri valutatori esperti di BREEAM-In Uso, Longevity Partners è in una posizione privilegiata.  L’azienda ha raddoppiato il fatturato annuo per il settimo anno consecutivo[3], supporta progetti per clienti in oltre 40 paesi e ha consolidato una rete globale di valutatori BREEAM.  Inoltre, Longevity Partners è la sola nell’ecosistema ESG in grado di offrire una gamma completa di servizi.  Per i clienti, questo significa che le ottimizzazioni proposte durante il processo di valutazione possono essere implementate nel quadro di una strategia coerente.

Per scoprire in che modo la vostra organizzazione può migliorare le prestazioni degli immobili grazie alla certificazione BREEAM-In Uso, contattate Peter Howle, responsabile di Longevity Partners per BREEAM-In Uso.

 

[1] https://globalabc.org/sites/default/files/2021-10/GABC_Buildings-GSR-2021_BOOK.pdf

[2] https://www.breeam.com/?cn-reloaded=1

[3] https://wealthdfm.com/article/longevity-partners-doubles-turnover-for-7th-consecutive-year/?no_cache=1644417898

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